Tutti sappiamo che cos’è un binocolo. Tra i fabbricanti di questi strumenti alcuni nomi sono anche molto celebri, presentano prodotti ampiamente diffusi come i Bushnell, a volte molto raffinati e molto costosi come i Leica, gli Zeiss o gli Swarowski che sono molto apprezzati ad esempio dai cacciatori.
Oppure che sono molto robusti, otticamente eccellenti e specialistici come gli Steiner; oppure, ancora, che sono realizzati da aziende che hanno una lunga tradizione nell’ottica e nella fotografia come Nikon oppure Olympus o Pentax; oppure che sono stabilizzati antivibrazioni, come i Canon.
Altre marche sono decisamente più economiche e sono alla portata di tutti. Il binocolo è uno strumento semplice da usare ma esistente attualmente in centinaia di varianti. In qualche caso offre anche con oculari regolabili su due diversi ingrandimenti e caratteristiche accessorie molto specialistiche.
E’ sicuramente un accessorio che da sempre si sposa all’attività di chi va per mare e rimane uno strumento affascinante. Nella varietà delle sue caratteristiche, e tenendo conto anche delle più recenti proposte sul mercato, crediamo che debba essere conosciuto meglio.
Il binocolo dalla struttura classica è quello definito a prismi di Porro. E’ stato inventato da un ottico e topografo italiano, l’ingegnere Paolo Ignazio Pietro Porro che ha accoppiato due prismi ottenendo un dispositivo abbastanza compatto e caratterizzato da una elevata lunghezza focale, dunque con un forte ingrandimento e, grazie alla considerevole distanza tra le due lenti anteriori, anche capace di un buon effetto stereoscopico.
In anni più vicini a noi venne sperimentata con successo la soluzione con prismi a tetto, che offrì il vantaggio di presentare un minore numero di superfici aria-vetro, minori riflessi, maggiore compattezza dello strumento grazie al fatto che i prismi erano rivolti perso l’interno dello stesso, pur sacrificando un poco l’effetto di stereoscopicità.
Le caratteristiche che contano
Proviamo a «leggere» un binocolo. Se si guarda alle cifre incise sul corpo di un binocolo sembra che le caratteristiche che contano siano soltanto due.
La prima è l’ingrandimento che lo strumento sa offrire. La seconda è la sua luminosità. Sono indicazioni utili ma, come vedremo, non sono le sole caratteristiche che contano. Facciamo un esempio. Diciamo che su di un binocolo classico, normalmente, si trovano incise le cifre 8×30. Il valore 8x significa che l’ingrandimento è di otto volte rispetto alla realtà. Mentre 30mm è la misura che corrisponde al diametro della lente anteriore.
Veniamo al punto. Quando si decide di acquistare un binocolo si è spesso tentati di cedere alla tentazione della elevata potenza, cioè alla decisione di non accontentarsi di un 8x e di spingersi a 10x oppure a 12x.
L’aspirazione è lecita e può essere soddisfatta, soprattutto se l’operatore ha la certezza di godere di una mano piuttosto ferma.
Occorre, infatti, fare attenzione: al salire dell’ingrandimento diviene sempre più difficile tenere fermo uno strumento e dunque di potere godere di una visione che sia davvero stabile, soprattutto nel caso ci si voglia impegnare in lunghi periodi di osservazione.
A questo proposito annotiamo che, in tempi abbastanza recenti, qualche costruttore ha anche tentato con successo di rimediare a questo tipo di difficoltà introducendo, in apposite progettazioni, speciali dispositivi di stabilizzazione che ricorrono a tecnologie a volte molto raffinate e spesso molto efficaci.
Abbiamo detto dell’ingrandimento ma, pensando soprattutto ad un impiego marino dello strumento binocolo, sottolineiamo che è particolarmente importante anche valutare la pupilla d’uscita.
Di che si tratti è presto detto: basta impugnare lo strumento e, senza portarlo all’occhio, osservare l’oculare da una ventina di centimetri di distanza. Si noterà, al centro della lente, un piccolo cerchietto luminoso. E’ appunto la pupilla d’uscita, la cui dimensione può essere facilmente calcolata dividendo il diametro della lente frontale per il valore dell’ingrandimento. Nel caso specifico di un 8×30 è pari a 3.75mm.
Preferire binocoli che presentino una pupilla d’uscita di grande diametro è abbastanza importante, per chi va per mare. Per un motivo semplicissimo: se la pupilla d’uscita è grande accade che, all’interno di essa, la pupilla dell’occhio umano può spostarsi con facilità senza che si verifichino effetti di oscuramento dell’immagine.
Questo requisito è molto interessante per chi prevede di adoperare il binocolo anche quando un’imbarcazione rolla o beccheggia.
Guardando al proposito di disporre di una grande pupilla d’uscita si può anche decidere di orientarsi verso un binocolo con lenti anteriori di diametro particolarmente grande, dunque sostanzialmente di accettare l’inconveniente di preferire uno strumento che può essere più ingombrante e pesante della media ma prezioso in navigazione.
La regola tuttavia non è assoluta. Se il fattore del peso è sicuramente un parametro determinante e che deve essere considerato con attenzione, il fattore strettamente dimensionale rimane un «pregio vacanziero» che non deve essere sottovalutato.
Il binocolo supercompatto non è destinato soltanto agli alpinisti, che infatti preferiscono sempre le versioni davvero da taschino. Può essere gradito anche a tutti i turisti, in generale: una volta che il gommone abbia attraccato nel porticciolo di una bella marina, se si deciderà di fare una visita ad una antica cattedrale si provi a portare con sé un binocolo tascabile e lo si usi per dare un’occhiata, davvero «ravvicinata», ad opere d’arte ed affreschi.
Ci si stupirà nello scoprire dettagli che, normalmente, non si sarebbero probabilmente notati.
Binocolo marino o terrestre?
Tra le domande ricorrenti, quando si parla di binocoli, c’è quella che riguarda le eventuali differenze tra binocoli destinati ad un impiego marino piuttosto che terrestre.
Per sottolineare le differenze occorre valutare, caso per caso, singole prestazioni specifiche. E’ interessante, ad esempio, tenere presente quella relativa all’ampiezza del campo inquadrato, a parità di ingrandimento.
La misura è solitamente specificata dal costruttore, sul foglio di istruzioni che accompagna lo strumento, con l’indicazione della larghezza della scena inquadrata quando il soggetto è ad un chilometro di distanza dall’osservatore.
Di solito l’ampiezza di visione viene valutata come elemento che ha relazione alla comodità di seguire scene dove si svolgano azioni rapide. Un caso classico è quello dell’osservazione delle corse di cavalli, dove può essere simpatico abbracciare tutto il gruppo dei concorrenti e non soltanto il corridore in testa.
Ma che sia preferibile che il campo inquadrato sia ampio è un fatto importante anche in navigazione, per chi è di guardia e desidera coprire un vasto orizzonte.
Sotto questo profilo meritano una citazione binocoli particolari, come quelli adottati nell’equipaggiamento di alcuni sommergibili dell’ultima guerra mondiale, che spesso erano degli strumenti 6×30.
Come dire, rinunciavano ad un poco di ingrandimento a vantaggio di un più ampio campo di osservazione, una caratteristica importante per chi doveva a volte compiere lunghi e faticosi turni di guardia navigando in emersione.
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