Quando un «rib» si può davvero definire tale? E quando, invece, si tratta solo di una «barca con i tubi» (anche se l’omologazione attesta il contrario)? Quanto influiscono i tubolari sul comportamento del mezzo? Meglio «alti» o «bassi»? Pieni, rigidi o gonfiabili?
A queste e a tante altre curiosità cercheremo di dare una risposta in un interessante articolo dall’Ing. Alessandro Chessa e pubblicato sul numero di marzo della Rivista Il Gommone (ora in edicola o in edizione digitale).
Secondo la normativa vigente, un «RIB» (che per chi ancora non lo sapesse è l’acronimo di rigid inflatable boat) è un «battello pneumatico con la parte inferiore dello scafo costruita come unità rigida e l’opera morta non rigida che può essere gonfiabile o schiumata, dove il volume di galleggiamento non sia inferiore al 50% del volume di galleggiamento totale richiesto. Sono esclusi tubolari in alluminio, in polietilene, vetroresina, o altri materiali rigidi».
La norma innanzitutto definisce le dimensioni del tubolare in relazione alla grandezza dello scafo, ma non specifica il posizionamento dei tubi rispetto alla linea di galleggiamento, né fissa una lunghezza minima; questo significa che non sempre il tubolare debba influenzare le doti statiche e dinamiche dello scafo.
Se agli albori della gommonautica distinguere un battello pneumatico (smontabile o semirigido) da una barca era piuttosto semplice, con il tempo l’evoluzione progettuale negli scafi e l’introduzione di parti rigide anche nell’opera morta ha reso questa distinzione non sempre così banale.
In ogni caso creare una linea di confine tra un battello pneumatico e un’imbarcazione non ha alcuna rilevanza dal punto di vista della navigazione o di esperienza di utilizzo. Banalmente si può dire che il mare «non si pone questo problema».
Le combinazioni e le fantasie progettuali ma anche le esigenze di impiego hanno portato questo confine a essere sempre più sfumato, sia dal punto di vista estetico che funzionale e non sempre definibile a prima vista.
In quest’articolo (pubblicato integralmente sul numero di marzo – n. 386 ora in edicola o disponibile in edizione digitale) approfondiremo quali siano le caratteristiche tecnico-funzionali tali da poter distinguere il gommone da una barca rigida, e dove invece su questa distinzione ci sia da discutere.