Le insidie più tipiche di chi passa l’estate in gommone, esponendosi per molte ore al sole e al calore sono le scottature e i colpi di calore.
Si prevengono non cercando a tutti i costi l’abbronzatura selvaggia: esposizioni brevi e coprire il corpo con cappelli, magliette di cotone chiaro e occhiali soprattutto durante gli spostamenti. Inoltre, quando vi fermate in una baia, evitate di rimanere a bordo sotto il solleone, ma sbarcate e cercate un po’ d’ombra.
Bagnatevi spesso, anche la testa. Bevete acqua in abbondanza (almeno un paio di litri al giorno ed evitate alcol e bibite gassate), mangiare molta frutta e verdura. Ci sono, però, altri pericoli «minori» che potrebbero comunque rovinarvi una bella giornata.
Cosa fare, per esempio, se vi punge un tafano? Si disinfetta subito la parte, si preme con delicatezza un cubetto di ghiaccio e si applica uno strato di pomata antistaminica, da richiedere in farmacia e da portare sempre con sé, soprattutto se si hanno dei bambini, la cui cute è piu’ delicata (non esporsi al sole dopo l’applicazione).
Se la sintomatologia persiste meglio rivolgersi ad un medico. Se la puntura è di un’ape, per prima cosa estrarre il pungiglione, non con pinzetta ma piuttosto con le dita ben lavate, come se si schiacciasse un brufolo (la vespa, invece, di solito non lascia il pungiglione nella vittima).
Disinfettare, applicare impacchi di acqua fredda e poi applicare sulla cute asciutta una crema cortisonica, sempre da acquistare preventivamente in farmacia. E quando il pericolo viene dal mare? Il contatto di una medusa con la nostra pelle determina una reazione infiammatoria, con bruciore intenso e comparsa di bollicine.
Tenete a bordo delle soluzioni diluite con ammoniaca e procedete con impacchi di acqua salata calda e pomate antistaminiche o corticosteroidee (da richiedere in farmacia).
Pesci velenosi come la tracine, scorfani, pesci lucerna, trigoni, eccetera, producono dolori fortissimi con i loro aculei velenosi.
La puntura di tracina provoca un dolore forte e ingravescente, con tumefazione della zona interessata che però può estendersi; a volte possono comparire sintomi piu’ gravi come vomito, febbre, difficoltà respiratoria; in questo caso è opportuno rivolgersi subito a un medico anche per impostare una terapia piu’ completa.
In generale, però, il veleno che iniettano è termolabile e viene quasi neutralizzato dal calore, per cui spesso dovrebbe essere sufficiente immergere la parte colpita in un secchio di acqua calda o fare impacchi di sabbia calda di sole per almeno un’ora.
Se, infine, capita di calpestare un riccio a piedi nudi, bisognerà estrarre gli aculei (non velenosi, in questo caso) uno ad uno, pazientemente, disinfettando prevendivamente la parte interessata.
Se non riuscite, non affidatevi a rimedi artigianali mettendo l’ittiolo e aspettando che escano da soli: rivolgetevi a un pronto soccorso o a una guardia medica.
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