Quando, specie nella stagione estiva i porticcioli sono strapieni (anche i posti riservati al transito) bisogna accontentarsi di un ormeggio in rada.
Per buona parte dei gommonauti, l’ancoraggio è una manovra che appare semplice: si sceglie il posto, si ferma il motore, si butta a mare l’ancora (possibilmente legata alla sua cima!) e si dà volta a prua, con le lunghezze giuste in rapporto con il fondo. Et voilà!
Ma dare fondo all’ancora richiede un minimo di studio dell’area scelta per ancorarsi, in rapporto alle condizioni meteo e ad eventuali altri scafi che vi siano già all’ancora.
La prima valutazione da fare una volta decisa l’area di ancoraggio è verificare da che parte tira il vento, perchè la corretta manovra avviene sempre con la prua al vento ed arretrando lentamente sul letto del vento stesso, in modo da stendere bene il calumo senza trascinare l’ancora sul fondo, ma anche senza rischiare di abbisciarvi sopra catena e cime, il che renderebbe precaria la tenuta.
E se non c’è vento apparente? Andrà valutata la corrente, che quasi sempre è presente in una baia o una cala. Non deve esserci fretta: si mette in folle sul punto prescelto, osservando come e in che direzione viene spinto il gommone; se c’è già qualche altra barca ancorata sarà ancora più semplice: basta vedere da che parte tira la loro cima dell’ancora.
Una volta scelto il punto, valutato il fondale, osservata la direzione di scarroccio per vento e corrente, bisogna calcolare anche dove andrà a posizionarsi il gommone rispetto all’ancora sulla base delle lunghezze di calumo decise e dell’arco prevedibile di rotazione della barca stessa.
Dunque, mai troppo vicino ad altre imbarcazioni o alla costa (si rischia di ritrovarci sugli scogli) o in posizione da intralciare eventuali corridoi di uscita o di fuga. Più corto è il calumo, meno si sposta il gommone dalla linea ideale rispetto all’ancora. Ma c’è una lunghezza minima di sicurezza – come abbiamo detto – che va rispettata.
Eseguiti questi calcoli preventivi, si da fondo nel punto giusto, si arretra lentamente nel letto del vento mentre chi sta a prua fila catena e poi cima e dopo aver mollato almeno tre lunghezze si mette in folle e sull’abbrivio indietro si mette in trazione il cavo finché si ha la certezza che l’ancora «morde».
Dopo di che si stendono ancora le residue lunghezze necessarie e si spenge il motore a manovra finita. Per non ruotare sull’ancora ci sono un paio di sistemi: il primo è di dar fondo di prua a due ancore afforcate, cioè sguardate tra di loro di almeno 35 gradi, ciascuna con il relativo cavo: il secondo è di dar fondo anche ad un ancorotto di poppa.
Questo secondo metodo è di più semplice esecuzione ma può creare problemi se c’è la possibilità che arrivino forti refole di fianco: non potendo ruotare il gommone strapperà con forza sulle due ancore e quella con minore tenuta sarà quasi certamente spedata.