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I nodi «giusti» per l’ormeggio in banchina

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Tutti sanno, o dovrebbero sapere, che i nodi marinari hanno una caratteristica prioritaria e indispensabile: tenere sotto sforzo e mollarsi immediatamente quando richiesto.

In pratica: se un nodo tiene, ma al momento di andare a scioglierlo oppone una tenace – e a volte disperata – resistenza, non è un nodo marinaro. Facile anche capire perché: in mare o all’ormeggio, spesso è necessario «mollare» in pochi secondi. V’immaginate se il nodo non ne vuol sapere?

Per ormeggiare, la procedura corretta è di arrivare avendo già fermato un terminale della cima sul proprio punto di ormeggio di bordo (galloccia o golfare), avendo pronto in mano l’altro terminale, quello che va a terra.

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Ciò premesso, i nodi di gran lunga più usati per assicurarsi a terra sono due: la gassa d’amante, che consente di fare un comodo «occhiellone» utilizzando un golfare o un anello di banchina – ma anche una catenaria, una grande bitta singola o doppia, un palo, eccetera – e il propriamente detto nodo da bitta, che è di gran lunga il più semplice da fare e anche da mollare, purché ci sia la bitta (o una galloccia dimensionata alla cima).

Cominciamo dal nodo di bitta, che è più facile a farsi che non a descriversi. Si tratta, infatti, di abbisciare il terminale della cima d’ormeggio tra i due corpi verticali della bitta incrociandoli al centro in tre o quattro passaggi e «rovesciando» l’ultimo passaggio in modo che il terminale libero della cima rimanga schiacciato sotto l’ultimo passaggio.

Per assicurarsi della tenuta del nodo, basta saggiarne la resistenza tirando la cima dalla parte che va alla barca. Sciogliere questo nodo è ancora più semplice che serrarlo: basta sfilare l’ultimo «occhiello» e poi procedere all’inverso.

La gassa d’amante richiede un minimo di pratica in più, ma una volta imparata si fa in pochi secondi e si scioglie altrettanto velocemente anche se la cima è stata violentemente strattonata, o è bagnata e indurita.

Questo particolare nodo è comodo perché consente di fare un occhiello con il quale assicurarsi a un palo, un anello di banchina, una maglia di catena, la testa di un gavitello e in cento altre situazioni.

Può essere utilizzato anche in sostituzione del nodo d’ancorotto per fissare l’ancora, o per legare il terminale della cima di bordo all’anello di traino a prua o a uno dei golfari delle sospendite a poppa: con la piena sicurezza che anche a fine stagione, e a cima indurita dal sale e dall’acqua, sarà facile scioglierlo in pochi secondi.

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