Chi vende un gommone usato privatamente può essere vittima di raggiri ad opera di veri professionisti dell’inganno più facilmente di quanto si pensi. Un fenomeno che negli ultimi anni ha registrato una vera e propria escalation, grazie al proliferare di siti web di compravendita.
Come difendersi dunque da operazioni fraudolente, a costo di rendersi «antipatici»? Ecco il nostro decalogo:
1) Il tuo amatissimo gommone, anche se per caso sei arrivato a odiarlo, ti è costato sangue, dunque non rischiare. Per di più è un bene al portatore, cioè non ha documenti di proprietà. Vuol dire che è facilissimo farlo sparire. Molto più facile di quanto tu creda.
2) Se lo metti in vendita, prima ancora di parlare di prezzo chiarisci che i soldi li vuoi in mano al momento della consegna: e gli assegni li vuoi versare insieme all’acquirente in banca. Consegna ad assegni accettati e controllati. Anche le rimesse bancarie non sono totalmente sicure.
3) Quando tratti con uno sconosciuto, o con una conoscenza occasionale – specie se è amichevole, si presenta bene, ti lusinga ma non si scopre e non scopre in modo verificabile i suoi riferimenti di vita e di lavoro – stai in campana. Il principio è sempre il solito: non ti fidare: il gommone esce di casa solo quanto è entrato il corrispettivo accettato dalla banca.
4) Se hai il pur minimo motivato dubbio, non farti scrupolo dall’avvertire i Carabinieri del tuo quartiere o la Polizia. A truffatori specializzati, rispondi con le loro armi, studia l’acquirente come se fosse una preda: segna (e fai subito verificare) la targa dell’auto, il telefono (diffida di chi ti dice sempre che telefonerà lui: trova una scusa per chiamarlo), il documento d’identità. Falli prima, questi controlli: dopo non servono più.
5) Metti qualche piccola trappola sul cammino dell’acquirente sconosciuto: per esempio, rinvia con una scusa la consegna dei documenti del motore (unico atto di proprietà dello stesso) e di quelli del gommone (certificato di conformità CE, Manuale del Proprietario, certifivato di dichiarazione di potenza del fuoribordo) alla verifica degli assegni. Se lo fai con garbo, nessuno potrà offendersi o rinunciare all’affare. E se poi ti avranno fregato, almeno ti saranno rimasti i documenti per un recupero (forse) meno impossibile.
6) Tutta la casistica delle truffe a chi vende un bene mobile (cioè non registrato) conferma che i furfanti hanno prima di tutto agito con il «brumeggio», esattamente come i pescatori che spargono esche per conquistar fiducia dei pesci. Lo sconosciuto che agisce in «Captatio benevolentiae», cioè che cerca di farsi amico, dev’essere subito sospetto. Provate a chiedergli un acconto sostanzioso: è un buon test.
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