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Il fuoribordo ausiliario serve davvero?

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Dice un vecchio detto di mare: safety first. Ovvero, prima di tutto bisogna stare attenti alla sicurezza. Il che vuol dire molte cose, ma non deve essere inteso nel senso di strafare.

Ci rendiamo conto di toccare un tema delicato, ma ci sono cose che lasciano perplessi nelle scelte di sicurezza e che costano un occhio: vedi la doppia motorizzazione. Intendiamoci: risparmiare sulla sicurezza è sbagliato.

Ma con il livello di perfezionamento raggiunto dagli attuali fuoribordo, è davvero giudizioso installarne due solo ed esclusivamente per sentirsi sicuri?

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Nove decimi dei problemi ai motori oggi derivano dal carburante sporco o con residui d’acqua, non certo da guasti meccanici o elettronici (in questo caso il motore va piano, ma ci fa tornare a casa). Dunque, se la benzina è sporca o con l’acqua, essendo il serbatoio comune farà fermare entrambi i motori.

Meglio uno solo – che pesa, costa e consuma meno – e qualche filtro del carburante in più.

Stesso discorso per il fuoribordo di rispetto, che talvolta vediamo pateticamente appollaiato sullo specchio di poppa di gommoni perfino di medie dimensioni: con il risultato di ingombrare, sbilanciare, forzare lo specchio o il piccolo racket, e ovviamente aggiungere costi e pesi.

E, inoltre, usati di rado e troppo spesso «dimenticati» sulla poppa per l’intera stagione, al momento del bisogno non sempre si mettono in moto.

Poco male, perché un buon fuoribordo – come abbiamo detto sopra – oggi difficilmente ci lascia nelle peste, soprattutto se viene manutenuto correttamente.

Ma nel caso succedesse (il problema della benzina sporca, dannazione dei moderni impianti d’iniezione elettronica), difficile pensare che pochi cavalli rappresentino davvero la nostra àncora di salvezza.

Con la calma piatta possono, in effetti, spingere a 3 o 4 nodi il gommone per le poche ore di autonomia del serbatoietto, ma basta un po’ di vento o di mare per vanificarne la spinta.

Il gioco vale davvero la candela? Pensateci.

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