77°48’ Nord. E’ questo il punto geografico più settentrionale che il gommone greco comandato da Thomas Panagiotopoulos ha toccato, quello più a Nord ove la bandiera greca abbia mai sventolato su un gommone (assieme a quella italiana e spagnola, data la presenza di un italiano – Cristiano Segnini – e uno spagnolo – Carlos Santaella Martinez – nel team che ha portato a termine il raid «Ribbing for Arctic»).
Partito dal Belgio il 3 luglio scorso, il semirigido Seafighter Y36 di costruzione greca (lungo 10,95 m f.t. e largo 3,16, motorizzato con una coppia di Suzuki DF350A Dual Prop) ha toccato le sponde delle Isole Faroe, quindi dell’Islanda e della Groenlandia, dove li avevamo lasciati alla fine di luglio scorso (qui trovate l’articolo) .Dal Sud della Groenlandia l’equipaggio ha poi guidato il gommone verso Nord oltre Qaanaaq, fino al piccolo villaggio di Siorapaluk, per poi ridiscendere e fare una virata decisa verso Sud-Ovest approdando in Canada, a Pond Inlet, nella Baia di Baffin, oltre lo Stretto di Davis.
A differenza di quanto preventivato, cioè di arrivare a Cambridge Bay, nei Territori del Nord Ovest per vivere qualche giorno come le popolazioni locali, i gommonauti partecipanti al raid hanno dovuto fermarsi prima per un imprevisto «logistico». Le navi cisterna, infatti, non hanno consegnato regolarmente il carburante o, meglio, si trovava il gasolio ma non la benzina. Pare che si sia trattato di un evento raro, ma gli avventurosi raider sono stati consigliati di non spingersi oltre per non rimanere eventualmente intrappolati in qualche posto sperduto e senza benzina.
A causa delle difficoltà di approvvigionamento della benzina il gommone è stato nuovamente condotto al Sud della costa groenlandese e il 20 agosto il raid «Ribbing for Arctic» è stato considerato compiuto.
E’ stata, comunque, un’esperienza inedita e molto forte, a detta dei componenti l’equipaggio. Il team ha vissuto situazioni da incubo, con infinite ore di navigazione in un ambiente inospitale, tanto da arrivare ai limiti della sopportazione umana. Molte volte gli uomini si sono trovati in serio pericolo. Sono rimasti bloccati diverse volte in mezzo al nulla, in vaste aree glaciali, nel silenzio inquietante, a 3 gradi sotto zero, con una nebbia che impediva di individuare per fino la prua del gommone, attorno al quale si aggiravano grossi e pericolosi pezzi di ghiaccio. Per non parlare dei frammenti gelati che, trasportati dalle veloci correnti, graffiavano lo scafo come se fossero «unghie di metallo», facendo rabbrividire i naviganti. A fare da contraltare sono stati i panorami mozzafiato dei paesaggi artici, goduti quando le condimeteo erano favorevoli.
Un’avventura lunga circa 7.000 miglia, inedita e appassionante, di cui presto vi daremo conto anche sulla nostra rivista.